giovedì 28 novembre 2019

SPOSALIZIO LEGHISTA

La proposta di matrimonio in Aula (ANSA)Flavio Di Muro è un deputato leghista.Faccia un pò fessacchiotta sì...ma ha un cuore....e dalle parti della Lega...è già una eccezione da tenere in conto.. Si trova anche lui - per caso - a fare parte di questo Parlamento di nominati....che ci ha  abituati a tutto. Ieri una bagarre in aula...spintoni...pugni...ingiurie.Da troppo tempo non ci facciamo più caso...e già questo non va. Oggi però...il riscatto del Parlamento. Si discuteva di terremoto e danni. Il buon Flavio ha chiesto ed ottenuto la parola ..Veramente non ha mai disturbato...non lo conosce nessuno...tutti ,dunque, pronti  a sentirne la voce e le proposte...il terremoto è argomento importante. Macchè! il "nostro" è un creativo....disdegnato l'argomento....si rivolge alla Tribuna del Pubblico....si inginocchia a prendere un cofanetto.....lo apre..un grande anello...e con commozione chiede alla fidanzata Elisa se lo vuole sposare.Le cronache al momento non ci regalano la risposta della fortunata fanciulla. Ma il gesto ribalta il romanticone nelle cronache mondiali di chi riesce ad avere il grande minuto della notorietà mediatica.Nesuun moralismo...non scherziamo...ma forse quelle mura hanno conosciuto momenti migliori,

SARDINE

Le sardine anche a Genova.Ormai occupano le Piazze d'Italia.Un fenomeno che non mi sorprende.L'Italia ha anticorpi all'odio, ai luoghi comuni, agli egoismi travestiti da sovranismi.. Parafrasando Brecht, le sardine sono la semplicità che è difficile a farsi. In questo mare comune ci si  ritrova facilmente.Non solo i delusi. Anche questo, certo.Non solo  i preoccupati della deriva italiana. Anche questo, certo. Mi pare di trovare tanti amici, uniti dai valori comuni....quelli della Carta...quelli della solidarietà...quelli della speranza, della condivisione, dalla convinzione che un mondo migliore sia possibile. Dai comunisti senza Partito, dai Cristiani senza Chiesa, dai giovani, dagli anziani, dai bambini, dalle donne, dagli occupati, da quelli senza lavoro..gente di ogni colore...sono questi che si trovano in quelle piazze.E guai a pretendere di dare una bandiera. Mi piacerebbe , però, che trovassero anche un'anima di parte, capace di essere la nuova rivoluzione, che si fa proposta politica pronta a dare risposta al bisogno vero di partecipazione che emerge dalle inquietudini di questo nostro difficile presente.Una proposta politica in nome della Carta,ma  capace di rinnovarla con una nuova Costituente. Forza di popolo. Difficile. Ma i sogni lo sono sempre stati.

sabato 9 novembre 2019

REQUIEM PER TARANTO

 Risultato immagini per Taranto ILVA foto
Inutile piangere. L'acciaieria di Taranto è finita. Anche tardi. Troppo tardi. Non la vuole l'AcelorlMittal, non la vogliono i Tarantini...non la vuole la parte maggioritaria del Governo.  E' finito da molto tempo un modello di sviluppo e quella fabbrica  di vita e di morte...per come è fatta...per come è collocata...non può rimanere lì....nemmeno a nazionalizzarla. Finisce l'inganno industriale promesso al Sud quando fu impiantata l'Italsider....lo stesso inganno che si voleva per Gioia Tauro ed il mai nato V centro siderurgico.Oggi in gioco, purtroppo ci sono i posti di lavoro...e non sono pochi.Ricordo ancora le giornate passate a Taranto nel 1975..con tanti altri giovani della Piana per studiare con il FORMEZ   le problematiche di una acciaieria impiantata vicino al progettato Porto, a ridosso degli aranceti e delle popolose città.Ci portarono al rione Tamburi, già allora devastato...ma solo Antonio Cederna gridava alla distruzione dell'ambiente.Poi ci hanno pensato le morti per cancro ed una città bellissima diventata irrespirabile a fare cambiare idea.Bisogna che il Sud sappia trovare la sua strada. E non è quella di barattare il posto di lavoro con la vita.Bisognerà riflettere ancora.E finirla di pensare ad un futuro industriale impossibile...guardando e piangendo sulla fabbrichetta di armi di Mongiana e della sua piccola acciaieria alimentata con gli alberi delle Serre calabresi.Sono ben altri i demoni della politica,dell'economia e del mercato che ci hanno relegati all'abbandono.

REQUIEM PER TARANTO

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Inutile piangere. L'acciaieria di Taranto è finita. Anche tardi. Troppo tardi. Non la vuole l'AcelorlMittal, non la vogliono i Tarantini...non la vuole la parte maggioritaria del Governo.  E' finito da molto tempo un modello di sviluppo e quella fabbrica  di vita e di morte...per come è fatta...per come è collocata...non può rimanere lì....nemmeno a nazionalizzarla. Finisce l'inganno industriale promesso al Sud quando fu impiantata l'Italsider....lo stesso inganno che si voleva per Gioia Tauro ed il mai nato V centro siderurgico.Oggi in gioco, purtroppo ci sono i posti di lavoro...e non sono pochi.Ricordo ancora le giornate passate a Taranto nel 1975..con tanti altri giovani della Piana per studiare con il FORMEZ   le problematiche di una acciaieria impiantata vicino al progettato Porto, a ridosso degli aranceti e delle popolose città.Ci portarono al rione Tamburi, già allora devastato...ma solo Antonio Cederna gridava alla distruzione dell'ambiente.Poi ci hanno pensato le morti per cancro ed una città bellissima diventata irrespirabile a fare cambiare idea.Bisogna che il Sud sappia trovare la sua strada. E non è quella di barattare il posto di lavoro con la vita.Bisognerà riflettere ancora.E finirla di pensare ad un futuro industriale impossibile...guardando e piangendo sulla fabbrichetta di armi di Mongiana e della sua piccola acciaieria alimentata con gli alberi delle Serre calabresi.Sono ben altri i demoni della politica,dell'economia e del mercato che ci hanno relegati all'abbandono.