Inutile piangere. L'acciaieria di Taranto è finita. Anche tardi. Troppo
tardi. Non la vuole l'AcelorlMittal, non la vogliono i Tarantini...non
la vuole la parte maggioritaria del Governo. E' finito da molto tempo
un modello di sviluppo e quella fabbrica di vita e di morte...per come è
fatta...per come è collocata...non può rimanere lì....nemmeno a
nazionalizzarla. Finisce l'inganno industriale promesso al Sud quando fu
impiantata l'Italsider....lo stesso inganno che si voleva per Gioia
Tauro ed il mai nato V centro siderurgico.Oggi in gioco, purtroppo ci
sono i posti di lavoro...e non sono pochi.Ricordo ancora le giornate
passate a Taranto nel 1975..con tanti altri giovani della Piana per
studiare con il FORMEZ le problematiche di una acciaieria impiantata
vicino al progettato Porto, a ridosso degli aranceti e delle popolose
città.Ci portarono al rione Tamburi, già allora devastato...ma solo
Antonio Cederna gridava alla distruzione dell'ambiente.Poi ci hanno
pensato le morti per cancro ed una città bellissima diventata
irrespirabile a fare cambiare idea.Bisogna che il Sud sappia trovare la
sua strada. E non è quella di barattare il posto di lavoro con la
vita.Bisognerà riflettere ancora.E finirla di pensare ad un futuro
industriale impossibile...guardando e piangendo sulla fabbrichetta di
armi di Mongiana e della sua piccola acciaieria alimentata con gli
alberi delle Serre calabresi.Sono ben altri i demoni della
politica,dell'economia e del mercato che ci hanno relegati
all'abbandono.
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