Ancora lo ricordo. Lo chiamavamo l'"americano" perchè era stato a lungo negli States. Alto, massiccio e con una voce decisa, quasi tenorile. Era il 1970.Già il Partito comunista italiano aveva fatti passi da gigante nella elaborazione di una via italiana al socialismo e l'esperienza cecoslovacca ed il ripudio della invasione sovietica ne costituivano oramai un punto di non ritorno. Ma l' "Americano" non ne voleva sentire....e noi giovani compagni della sezione romana dell'Appio nuovo...universitari, operai...lo provocavamo scherzosamente...sul muro di Berlino: ...".che ci stava a fare ? ", chiedevamo, ...".non ha senso..è contrario alle nostre idee di libertà e di internazionalismo". Ma lui tosto: " il muro di Berlino, compagni, è la patria del movimento operaio internazionale.Loro di qua, e noi da questa parte".E non c'era dubbio che per "loro" intendesse tutto il deprecato universo capitalista.Ora, oggi...sono 25 anni che quel muro è crollato.La prima picconata ( o l'ultima, fate voi) l'aveva data Gorbaciov....ed il mondo..tra mille contraddizioni ..cominciava a cambiare. La Germania , ora, non ha quel muro ma ne sta costruendo un altro con i mattoni di politiche economiche mascherate da stabilità. Israele - dimentico di Varsavia e dei Campi - ne costruisce uno di chilometri e chilometri per tenersi separata dai Palestinesi...che preparano - da parte loro - una altra intifada con le pietre vergognose di quel muro....e nel mondo persecuzioni razziali e di genere e .. fondamentalismi religiosi ..alzano ogni giorno i muri dell'odio senza senso. I muri - se non si abbattono nella testa e nel cuore - ritornano sempre..
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