Oggi ho vissuto una giornata emozionante.Insieme a mio fratello Edoardo ho accompagnato una cugina e la figlia sui luoghi della memoria familiare. La cugina tornava in Italia dopo 68 anni. Le fotografo davanti al portone della casa di mio nonno Edoardo, dal bellissimo portale, scolpito quasi cento anni fa, dalle le sue abilissime mani di scalpellino e con le iniziali in ferro battuto che riproducevano la sua grafia. Mia cugina ha attraversato, bambina, quella porta per migrare in Argentina ed ancora lo ricordava. Come ricordava le parentele ed i racconti di un tempo lontano. Maria Antonietta parla un ottimo italiano ma incredibile e perfetto è il suo dialetto calabrese, rimasto immutato, non corrotto dal tempo. Commozione, poi, davanti alle Tombe degli antenati, da noi gelosamente custodite.
Lacrime e partecipazione di Viviana, la figlia, testimone di una memoria che si rinnova e si rafforza. Famiglia, sì....ma attaccamento...a valori, a tradizioni, a lingua. Non è facile sopportare di rimanere sdradicati...non è facile conservare le radici. E se anche la vita ti ha dato successo ed hai aiutato un altro Paese a diventare migliore, mai cessa il dolore di una partenza....che non fu scelta ma necessità e volontà di trovare benessere e felicità. E' così difficile ricordarlo quando parliamo dei migranti che troviamo agli angoli delle nostre strade...senza riuscire a percorrere le vie del cuore?
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