Enrico Letta cerca di tirare le somme di questo complicato anno.Lo fa con i giornalisti ma è evidente che si rivolge al Paese.Ha rimarcato con forza che l'anno che verrà sarà l'anno delle svolte istituzionali e delle decisioni che porteranno la generazione dei quarantenni a prendere le redini della Repubblica.Pare che non ci siano più alibi. E lo dice. Ed insiste.Pare che non si potrà sfuggire alla chiamata, all'appello.Ha fatto bene a ricordare che dopo la guerra fu la generazione dei trentenni a guidare la ricostruzione.Ha fatto male a ricordare che poi il Paese è rimasto al guinzaglio di sessantenni e settantenni. Qualche responsabilità l'avrà anche lui, o no? Ha dimenticato che il Parlamento ha consegnato un secondo improbabile settennato ad un quasi novantenne. Ed è stato -se mi si consente - il grande alibi del 2013, condito da intese tanto larghe che si sono strette intorno alle vicende del solo condannato speciale.Penso che, francamente, l'anno prossimo qualcosa si farà. Non perchè questo Governo riscoprirà capacità che ha dimostrato di non avere.Ce la farà perchè il prezzo sarebbe la fine di Letta e di Alfano,che possono stare in piedi solo se faranno le cose che in qualche modo Renzi detterà.L'istinto di conservazione degli ultimi nominati sarà decisivo.E quando oramai non c'è più nulla da perdere si ritrova un inusitato coraggio.Che è, poi, nella sua evanescenza , la copia speculare di quella incapacità che un parlamento squalificato ed un governo asservito hanno mostrato di possedere in grande abbondanza.Le cose da fare le chiamavano difficoltà.Era il loro alibi...Non regge più.
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