L'amica Loredana Marano, fine latinista, ci riporta alle angosce dei nostri giorni con la domanda e la risposta che Seneca si pose e si diede 2000 anni fa. Il grande filosofo, sfortunato maestro di cattivi politici, si chiese perchè mai tanti rinunciassero a GIOVARE AGLI ALTRI affermando di essere impediti da qualche ostacolo.La sua amara risposta all'ideale interlocutore fu : "Bada piuttosto che il difetto non sia dentro di te.
Non sarà che non vuoi occuparti dello Stato se non come console, o
pritano, o suffeta? e non accetti di prestare il servizio militare se
non ti danno la carica di generale o di tribuno?"
Le scuse per non impegnarsi si trovano sempre, e - come è facile dedurre - non sempre sono nobili.Non potendo tutti fare i Consoli o i Generali, ci si dovrebbe impegnare nella attenta e laboriosa quotidianità, esercitando i doveri verso la comunità, secondo le proprie possibilità. Questo ordinario servizio è il collante per una società coesa, la sicurezza contro gli estremismi parolai e inconcludenti .In silenzio - e lo vediamo ogni giorno - una sterminata moltitudine di persone perbene e giudiziose fa la sua parte. Quelli che hanno la direzione del Paese non dovrebbero mai tradire i sacrifici di questa gente, non dovrebbero mai approfittarne e dovrebbero lavorare e rendere il conto del loro operato, per esserne degni. Questa è la base e la legittimazione della Rappresentanza, un patto di servizio e di onore che non accetta esercizio privato.E' la violazione di questo patto che sta facendo riempire le piazze.E l'indignazione generale - che spesso viene chiamata antipolitica - viene dal rifiuto di un modello di gestione della cosa pubblica - anche sub culturale, volgare e violento -che ha consentito si sostituissero i doveri con i privilegi ed il giusto potere con l'arbitrio. Che gli interlocutori di Seneca , incapaci la mattina di alzarsi ed andare,come tutti, a lavorare per fare la loro parte , appartenessero alla inestinguibile gens puparorum ?
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