Ancora sbigottiti non riusciamo a capire come e perchè in America sia possibile acquistare tonnellate di armi in nome di un dirittodi difesa scritto in un emendamento della Costituzione.Tutti i diritti sono sacri.Ma, normalmente, vengono esercitati secondo norme che li regolano, a volte limitandoli , altri negandoli. In America no.Ma non sono speciali gli americani, no.Tra essi ci sono uomini e donne di straordinaria umanità, di scienza, di fede, uomini e donne malati e sani, sognatori e sadici, ingenui e furbastri.Uomini come in ogni parte del mondo, anche se in Calabria usiamo spesso, nella vulgata quotidiana, fare riferimento ai "cazzuni mericani", quasi a ritenere che quella è terra di particolare vocazione per questo straordinario sottogenere di umanità.No, in America uomini e donne sono come in ogni parte del mondo.Solo che qui, e solo qui, hanno cittadinanza senza limiti i fabbricanti di armi, i pupari di morte che foraggiano la ideologia e la pratica che ha portato alla povera scuola del Connectcut.Siano maledetti!
Noi in occidente un condizionamento nel giudizio ce lo abbiamo.Perchè dico questo? Perchè siamo cresciuti con quella certa cinematografia hollywoodiana che ci ha da giovani bersagliati con la tematica della frontiera verso ovest, quel West tanto lontano (Far) da conquistare a tutti i costi contro i "cattivi"indiani. La donna americana, nel ranch,o anche su uno di quei famosi carri con telo ricurvo, doveva sapere imbracciare il fucile quanto il suo uomo per mettere in fuga la banda di indiani non risoluta alla convivenza o, nel migliore dei casi, far cambiare idea e quindi scacciare il malintezionato dal giardino della propria casa.Quindi,da qui, quasi sempre, un fucile sopra la porta d'ingresso e la fondamentale primaria posizione che la donna americana riveste nella società statunitense. Così mi spiego questa cultura dell'arma, e più d'una, in casa, quasi un'acquisizione culturale. Quanto alle malattie mentali che portano molti giovani a sfogare in violenza con scuole ed università, be' me lo spiego con quella società troppo competitiva che emargina i deboli rendendoli rancorosi e vendicativi. Insomma l'esame che ho cercato di tracciare potrà essere e forse sarà errato, ma questo è quello che mi è sempre venuto di pensare dopo queste ormai puntuali tragedie.
RispondiEliminaVorrei aggiungere che non mi faccio certamente condizionare da certa cinematografia oltreoceano dove un fucile spianato davanti casa propria a difenderla...e un "fuori dalla mia casa...!" che conclude con una fucilata anche una disavventura con alieni, sono scene ricorrenti di certi film d'azione. Dico solo che pur nell'invezione del cinema, un fondo di verità culturale si rivela e viene fuori a riprova di quanto ho già detto col rapporto che lo statunitense ha con le armi e il suo tenerne a casa spesso un vasto campionario.
RispondiElimina...e chi ti vanno a scegliere le lobbies dei venditori di armi come presidente? Ma un coriaceo e vero volto hollywoodiano per antonomasia... Charlton Heston...poco ci mancherà, anzi avverrà, che spunti a cavallo nelle varie manifestazioni propagandistiche imbracciando un fucile .Egli si impegna in politica come presidente della National Rifle Association dal 1998 al 2001 ed eletto nel consiglio di amministrazione della stessa dal 2001 al 2003. Nel 2002 Heston ha preso parte al film-documentario di Michael Moore Bowling a Columbine (Bowling for Columbine) nel quale viene intervistato dal regista/autore nelle vesti di presidente della National Rifle Association sull'uso delle armi negli Stati Uniti. L'attore reagì abbandonando il regista e chiedendogli di allontanarsi da casa sua.
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